LA LUCE DEI TUOI OCCHI - GARDENIA40

12.05.2013 00:46

 

Parigi... è una fresca giornata primaverile, degli anni settanta, l'aria è impregnata dal profumo dei fiori, Alexa, una graziosa ragazza di umili origini si sta avviando al lavoro, i suoi grandi occhi blu, curiosi, osservano con stupore e meraviglia il risvegliarsi della natura. Un tripudio di colori che invita alla gioia; si scuote dall'estasi: " Caspita! è tardissimo", prende la bici che aveva appoggiato ad un albero e parte spedita verso la sartoria di madame Jiuliette. La signora è piuttosto nervosa e vedendola arrivare in ritardo la redarguisce " Alexa!... non sopporto ritardi al lavoro, cerca di arrivare in orario altrimenti mi costringi a licenziarti!" la ragazza mestamente risponde: " Madame mi scusi, le assicuro che non avrà più modo di rimproverarmi, poiché sarò sempre puntuale". "Per questa volta passi, ora vai al tuo posto!", con grazia, senza risentimenti, si siede al suo posto e comincia a cucire le maniche del vestito da sposa commissionato dalla figlia dell' ambasciatore americano. Il tempo corre veloce, solo brevi parole con le compagne di lavoro di nascosto da madame Juliette, lo stacco per il pranzo è breve, giusto per mangiare un panino velocemente, e tutto riprende fino alle diciannove. La sera è ancora fresca, però l'aria è diversa, più densa di profumi e di speranze; si avvia verso casa pensando a come sia bella la vita. Presa dal suo fantasticare non si accorge dell'auto che arriva dalla strada laterale... è un attimo!... nulla può fare, l'auto per evitarla cerca di deviare, ma è troppo tardi e l'impatto è drammatico, viene travolta in modo violento; il conducente dell'auto si appresta velocemente al soccorso, ma la ragazza è priva di conoscenza, senza un attimo di esitazione, con mano tremante,l'uomo scioccato, chiama l'ambulanza:" Per favore aiutatemi, è successo un incidente grave all'incrocio di Rue Deturenne e Rue Saint Antoine, vi prego … fate in fretta!" in preda alla disperazione l'uomo si avvicina alla ragazza, le prende il polso cercando di sentire i battiti, non sente nulla, l'agitazione è tanta, riprova vicino alla carotide, nulla!... accosta l'orecchio al torace e percepisce un lieve battito, la speranza riaffiora, e finalmente sopraggiunge l'ambulanza…

Ora tutto dipende dalla capacità e dalla velocità dei soccorritori, la spostano delicatamente sulla barella e in men che non si dica, è già in ambulanza, che riparte con le sirene spiegate. All'ospedale è già tutto pronto, e i medici fanno tutto quanto è necessario per accertare le ferite visibili e i danni interni, viene portata in cura intensiva,non c'è segno di ripresa e i dottori nonostante tutti i tentativi, per riportarla in fase cosciente, sono vani, la diagnosi è: " coma profondo" . John è nella stanza vicina in attesa di conoscere la prognosi, è agitato, è preoccupato... passa un'infermiera e gli chiede: " Mi scusi signora, mi può dire qualcosa della signorina che è stata ricoverata d'urgenza?". " Mi spiace signore non so nulla, deve chiedere ad un medico". Nel frattempo arriva la polizia parigina, e lo invitano a dare spiegazioni di come è avvenuto l'incidente. " Vi assicuro comandante che procedevo a bassa velocità, poi all'improvviso mi sono trovato davanti la ragazza in bicicletta, non ho potuto evitarla, sono disperato, prego solo Iddio che la salvi, altrimenti per me la vita è finita; il solo pensiero di essere la causa di una morte mi spaventa, mi inorridisce...". " Cerchi di calmarsi per cortesia" ribatte l'ufficiale " ora deve venire con me in centrale". " No!... devo attendere notizie, la prego, ho bisogno di sapere!"."Va bene... si sieda, e cerchiamo di chiarire bene la dinamica". " Mi permetta di chiamare mio padre, faccio presto". " E sia" risponde con un gesto quasi seccato il poliziotto.

Nella periferia povera di Parigi in un piccolo appartamento formato solo da un cucinino, una grande camera divisa da tende per ogni letto e  con il gabinetto all'esterno in comunione con altre persone dello stesso stabile, viveva la famiglia di Alexa, i genitori ormai già anziani consumati da precario e duro lavoro, il fratello David, la sorella Sophie e il piccolo Alain stavano cenando; la madre era agitata sentiva che qualcosa era successo: " Sentite, Alexa non è ancora tornata, mi sento inquieta, so che ha tardato ancora, ma stasera non riesco a mangiare nemmeno un boccone, ho un blocco che mi chiude lo stomaco... David e Sophie, vi prego, andate incontro a vostra sorella". David vedendo la madre così tesa cerca di tranquillizzarla : " Mamma, stai serena... Alexa è rientrata anche più tardi, sai che madame Juliette la fa lavorare oltre orario quando ha delle consegne urgenti da fare". -"Ha ragione mamma, aspettiamo ancora un' oretta e poi andremo a vedere", ribatte Sophie. Il padre era silenzioso, la stanchezza lo demoliva, ma questo non gli toglieva il desiderio di vedere, la  sera, tutta la sua famiglia riunita, però anche lui era in apprensione, ma cercava di nasconderlo per non preoccupare ulteriormente la moglie Annalise.

Intanto all’ospedale, tutto trafelato e preoccupato, arriva il padre del ragazzo; un uomo distinto di nobile lignaggio, dallo sguardo fermo e deciso e dall’accento straniero - sicuramente un americano - pensa il  comandante. “ John ! per carità… cos’è successo? Stai bene?” – “ Papà, sono disperato, tornando a casa ho investito una ragazza che era in bicicletta, e non mi hanno ancora detto nulla, non so se è ancora viva o se sia morta!” .

“Stai tranquillo figliolo, ci penso io ora.” – “ Permetta che mi presenti comandante, sono Michel Spencer, ambasciatore americano, sono nella vostra città da più di vent’anni, conosco le vostre regole,  e mi metto a vostra completa disposizione; se responsabilità ci saranno, non mi tirerò indietro, fate i vostri accertamenti e tenetemi informato; vi prego solo di lasciar venire a casa con me mio figlio”. “ Papà, non voglio muovermi di qui finché non so nulla della ragazza, non ce la farei; ti prego trova un medico e chiedi come sono le sue condizioni”.

Il comandante:” Aspettate un attimo… ora vado a parlare con i medici e i soccorritori, l’agente Bernard vi terrà compagnia, appena saprò qualcosa, sarà mia premura informarvi, e deciderò il da farsi”.

Il poliziotto con altri due agenti si incamminano lungo il corridoio, e svaniscono dietro una porta. Mentre gli occhi di John, ancora impauriti, si fissano su quell’ ingresso, come se fossero ipnotizzati… nel suo cuore c’è il grande desiderio che tutto quell’incubo finisca al più presto e,  speranzoso, che la ragazza sia salva.

Intanto il tempo scorre e i genitori di Alexa ora sono molto preoccupati, la loro figliola non era mai arrivata così tardi a casa; Annalise sente dentro di sé un dolore lacerante, non riesce più a trattenerlo e comincia come sua abitudine quando è nervosa, a lavare i panni anche se già puliti, i figli sanno che devono lasciarla fare, è un suo modo per scaricare la forte tensione. Arnold, il marito, si mette la sua lacera giacca ed esce di casa; David, il figlio maggiore, lo segue…” Figlio mio, penso che a tua sorella sia successo qualcosa, non ho detto nulla prima per non allarmare ulteriormente tua madre - ora percorriamo il tragitto che Alexa era solita fare, chissà… forse riusciamo a capire qualcosa -  sono però del parere che sarà bene andare alla polizia a denunciare la scomparsa”. “Sì padre, andiamo, ma ti prego, non pensiamo al peggio…”. Il loro passo era veloce, in quelle strade semibuie, ma i loro sguardi erano attenti ad ogni angolo di strada, un vecchio barbone era disteso in un angolo con una bottiglia di vino vuota accanto a sé, sembrava dormisse. “ Ehi… voi! Datemi un  po’ di soldi, non ho mangiato!” .

Ma Arnold e David avevano altro a cui pensare e oltre a ciò non avevano uno spicciolo, il loro passo non si era arrestato, ed ora erano arrivati vicino alla sartoria di madame Jiuliette, senza aver scoperto nulla. Le luci del negozio di moda erano spente.

“David, andiamo a denunciare la scomparsa, forse è troppo presto, in quanto si devono aspettare le ventiquattro ore, ma può darsi, ci sappiano aiutare”.

“Ehi… Voi!”

Con un scatto simbiotico entrambi si girano, e vedono il barbone.

“ Che cosa vuoi?” risponde David sorpreso.

“ State cercando una signorina?” sbiascica l’uomo.

“ Sì… per carità, se sa qualcosa, ce lo dica… è mia figlia!”

“ Potrei anche dirvelo, ma almeno offritemi un piatto di pasta, sono due giorni che non mangio e non ho la forza di stare in piedi”

Il pensiero di David e il padre era unisono, ma in questo caso era primario avere notizie di Alexa, per cui non c’era da recriminare.

“ E’ uno orario tardivo, dove possiamo trovare un locale aperto?”.

“Non preoccupatevi, qui a due passi, ce n’è uno… molto modesto, ma valido”.

La notte sembrava interminabile sia per Arnold e figlio, sia per John.

 

L’agente Bernard era una persona squisita, per cui sapeva come mettere a suo agio e rasserenare gli animi inquieti.

Stava raccontando le marachelle della nipote, ed era impossibile non accennare un sorriso a tanto trasporto affettivo e gioviale verso un una bimba di due anni.

Finalmente, dopo un’ora di attesa, il comandante, accompagnato da un medico, ammutoliscono l’agente Bernard che da ilare, la sua espressione, si tramuta in stupore, in attesa di avere notizie.

“ Signori “ dice il medico , “la situazione della signorina è assai complessa, a ora non posso sciogliere la prognosi riservata, attualmente ha reagito alle cure con scarsi risultati. Però, ma non mi voglio sbilanciare più di tanto - per non dare false illusioni - ha dato lievi ma impercettibili, segni di reazione; sarò in grado di dare maggiori notizie domani. In questo caso è il tempo, più della medicina, che ci può dar risposte; abbiamo fatto tutto quanto era possibile, ora c’è solo da aspettare. Consiglierei,come già ho accennato al comandante, di cercare i familiari della ragazza. Si spera che nel frattempo la situazione migliori, ne. Consiglierei a tutti voi di tornare a casa, qui al momento non potreste fare e sapere nulla”.

“ Ma dottore” sbotta John, “ come potrei stare sereno a casa, pensando che forse ho tolto la vita ad una persona!”

“ Mi sembra da quello che le ho detto, non vi sia pericolo di morte” ribatte il medico con gentilezza, “ suvvia torni con suo padre a casa e venga domani mattina”.

Il comandante posa una mano sulla spalla di John, e gli dice:” passiamo dalla centrale a sistemare le pratiche, il mattino non è distante e poi cerchiamo i genitori della signorina, il mattino arriverà in meno che non si dica”.

“ Se permette, comandante vorrei essere con voi, credo che un supporto per mio figlio ci voglia e poi vorrei poter incontrare la famiglia della ragazza.

 

Il locale modesto era una bettola malfamata, ma in certe circostanze non vi era da recriminare. Mentre Batty , il barbone,(chiamato così dagli amici), stava mangiando del pasticcio con le mani, in modo vorace; Arnold era ansioso di sapere  se Batty si decideva a dire ciò che sapeva della figlia. Infatti finito di ingozzarsi, sembrava avesse ritrovato la forza e la voglia di parlare, anche se in modo poco capibile; nella sua storia confusa una cosa che colpì Arnold e David fu la parola- incidente - .

Non c’era tempo da perdere, l’ospedale più vicino alla zona in cui era successo il fatto era l’Ospedale Pitié-Salpêtrière.

La corsa era concitata, appena arrivati al pronto soccorso non fecero fatica a sapere tutto. La disperazione era sui loro volti, ed un infermiere mosso da buon cuore condusse loro nel reparto e dal medico che aveva, in quel momento, in cura Alexa. Li fecero accomodare in un salotto tranquillo dove potevano fermarsi, anche, per il resto della notte. Arnold rimase, mentre David, con passo deciso si avviò verso casa, per avvisare il resto della famiglia, fra cui il fidanzato di Alexa., Claude.

 

I primi raggi di sole si affacciavano all’orizzonte,  baciavano le sponde della Senna e dei suoi quartieri: sia ricchi che poveri. Già le strade, i marciapiedi erano affollati per la preparazione di una nuova giornata.

Nella residenza dei signori Spencer vi era fermento, la sorella di John (Julia)era vicina alle nozze e i preparativi procedevano bene. Purtroppo quello che era successo al fratello l’aveva rattristata, diciamo pure che tutta la famiglia era rimasta scossa, ed aveva tolto, momentaneamente, quella gioia che doveva esserci per la vicina cerimonia.

 Michel e il figlio, usciti dalla centrale di polizia, si diressero verso l’ospedale, dove trovarono tutta la famiglia di Alexa i signori Dubois e Claude.

Le ultime notizie sulle condizioni della ragazza, davano buone speranze, ma al momento non era ancora in grado di parlare e riconoscere. Per cui i medici non davano il permesso per poterla vedere, era troppo prematuro.

Il signor Spencer , apprendendo che non si poteva far nulla , cercò di invitare a casa sua la famiglia Dubois, i quali erano molto riconoscenti, ma declinarono l’invito; siccome non potevano trattenersi, in ospedale, più di due  persone, rimasero: Claude e David – con la promessa che se cambiava qualcosa uno dei due doveva avvisare subito, via telefono.

A questo punto … il resto della famiglia si sentì, grata, ad accettare l’invito dei Spencer.

In quella giornata, a loro modo, tutti vivevano uno stato di disagio interiore. Ciò che li circondava era come se non esistesse. L’unica persona che dava coraggio e un po’ di forza era Michel Spencer, un uomo di grande carisma e abituato a far fronte a problemi di ogni genere.

La famiglia Dubois fu accolta con tutti gli onori e tanta gentilezza.

Claude non era capace di stare seduto, i suoi passi risuonavano lungo il corridoio in modo continuo e nervoso.

Aveva conosciuto Alexa sui banchi della scuola, e con il tempo, crescendo, dall’amicizia era nato l’amore.

Gli tornavano alla mente gli istanti passati felicemente assieme. I suoi splendidi occhi blu quando lo guardava scherzosa, felice ed innamorata: e lui si perdeva in quegli occhi color del mare! la amava così tanto che le aveva chiesto di sposarlo. Erano ancora molto giovani allora, ma nulla era mutato. Il suo intento era di finire il loro nido d’amore e poi avrebbe coronato il suo più grande sogno: vivere per sempre accanto a lei. Era figlio di un farmacista, e come tale aveva seguito le orme del padre, ora lavorava nella farmacia di famiglia. Era un ragazzo con la testa sulle spalle, che sapeva ciò che voleva, per cui le sue giornate le riempiva per rendere la sua vita più solare possibile.

Le ore scorrevano lente e pesanti. Gli occhi dei due ragazzi erano puntati alla porta in attesa che da essa uscisse il medico per dare buone notizie.

Le ore passavano, ma ogni minuto era come se fosse interminabile. Finalmente verso le quattro del pomeriggio

il medico di turno si avvicinò ai ragazzi per avvisare che le condizioni di Alexa erano migliorate, aveva dato risposte positive alle ultime cure . Ora doveva essere trattenuta ancora in terapia intensiva, ma per il giorno dopo l’avrebbero portata nel reparto di traumatologia per iniziare la fase di recupero necessario, per poi mandarla in riabilitazione.

“ Devo essere sincero, i traumi ricevuti sono piuttosto pesanti , ma siamo del parere che essendo giovane e di forte costituzione, riuscirà a ritrovare, con il tempo, la piena autonomia fisica. Però, purtroppo c’è un però …” , “dottore non ci faccia penare, ci dica tutto!...”, esclamarono i ragazzi.

“Abbiamo fatto l’impossibile, ma la botta che ha ricevuto in testa le ha procurato una cecità permanente. Tutte le altre facoltà mentali, ringraziando il Cielo, sono rimaste intatte. Capisco il vostro dramma e quello di lei, rimanere ciechi a quell’età! Vi assicuro che era in condizioni gravissime, l’impatto violento che ha subito per un’altra persona sarebbe stato fatale. Tutta l’equipe ha dato il massimo per sottrarla alla morte”. “ Ma come fa a dire che sarà permanente questa cecità, non ci sono speranze di nessun genere?” chiese disperato Claude. “ La priorità era metterla in salvo, non sapevamo nemmeno noi se ce l’avrebbe fatta o in che condizioni ne sarebbe uscita, in questi casi vi giuro, potrei dire che è stato un miracolo che sia ancora fra noi”, rispose il medico. Per loro era difficile accettare questa realtà, ma nello stesso tempo erano consci che se l’avessero persa sarebbe stato molto drammatico.

“ Se volete, uno alla volta, potete vederla per cinque minuti, non di più, per oggi, meglio non affaticarla con quello che ha subìto”, “ grazie dottore, ma lei come ha preso la cosa, come ha reagito?, sono impaziente di vederla, ma mi trovo impacciato a parlarle”, proruppe David e Claude era solidale. “ Ragazzi, la signorina Debois, ha dimostrato un coraggio incredibile, la prima cosa che ha detto al risveglio è stata:”Sono salva, grazie a Dio! avvisate la mia famiglia”.

 

David a Claude: “ Ascolta, entra prima tu, intanto io vado a cercare un telefono e avviso a casa e poi i Spencer, dobbiamo farci coraggio per cui ci comporteremo in modo sereno ed equilibrato, deve sentirsi sostenuta ed amata”,

“ non temere David, sai quanto io ami tua sorella, per me questo fatto non cambia nulla, anzi…”.

A casa Debois non c’erano tutti, il padre e Sophie dovevano ancora tornare dal lavoro, la madre e il piccolo Alain erano rimasti dai Spencer, Annalise aveva deciso di non mandare a scuola il ragazzo poiché lo aveva visto un po’ scosso, per lui Alexa era più di una sorella: quasi una seconda madre.

 

                     

Con garbo Claude: “Alexa…”, “ amore mio!” esclamò lei; i due giovani piangevano sommessamente mentre si scambiavano un lieve e tenero bacio.

Lei percorreva con mani carezzevoli il volto di lui come volesse ritrovare ciò che non poteva vedere. Il silenzio parlava per loro, le emozioni erano contrastanti: gioia e dolore si mescolavano, quell’amore  che donava ad entrambi la forza di lottare, di vivere sensazioni a cui è impossibile esprimere parola alcuna; in quel momento era come se non fossero in ospedale, ma in un oasi di profumi e colori.

John, appresa la notizia, non ascoltò l’accorato invito della famiglia a rimanere in casa, dato che non si poteva vedere Alexa.

Per Annalise ed Alain vi era gioia frammista a preoccupazione, la prima cosa che essa doveva fare era tornare a casa per avvisare Arnold e Sophie, se erano già  rientrati dal lavoro . . . anche perché non avevano mai un orario preciso.

Si accomiatò dalla famiglia Spencer, con gratitudine.

D’altro canto i signori Spencer erano pensierosi, in loro vi erano sensazioni contraddittorie : sollievo per la ripresa di Alexa, ma delusione per la sua cecità; inutile dire che era un problema non da poco. Michel era un uomo tutto di un pezzo, ma ora in lui vi era un tenue smarrimento: questo fatto lo aveva turbato in modo profondo; pensava già a come affrontare e organizzare il dopo ricovero della ragazza.

Quanto erano persone cordiali, alla mano e generosi  i genitori di John, tanto era frivola e superficiale sua sorella Ellen, ma irresistibile con il suo carattere allegro e piacevolmente ironico; come fratelli si adoravano.

Il futuro sposo di Ellen: Ron era un ragazzo di estrazione d’alta borghesia, ma abituato a lavorare sodo e con onestà, era di indole forte, ma umile ed aperto ad  ogni contatto personale con  gente di ogni ceto sociale.

John arrivò trafelato in ospedale, trovò Claude seduto nella sala d’aspetto immerso in un mondo tutto suo, quasi non osava disturbarlo, ma Claude alzò la testa, aveva gli occhi rossi dal pianto e disse: “ l’ho vista, mi si rompeva il cuore, mentre mi toccava il viso, come volesse vedermi, ma poi ho percepito la sua felicità e serenità e mi ha colmato di gioia. D’ ora in poi sarò io la luce dei suoi occhi, cammineremo insieme come fossimo un’unica persona “. John si commosse sentendo queste parole, non sapeva proferir parola, avrebbe voluto poterla vedere, ma non osava chiederlo. “ John so cosa hai fatto per lei e ti ringrazio, so anche quello che avrai provato, desidero tranquillizzarti, mentre uscivo dalla camera, lei mi ha detto, che è stata tutta colpa sua e di dirti di non sentirti responsabile. Ora con lei c’è suo fratello, ma quando esci se vuoi vederla anche solo un attimo penso che i medici non ti diranno di no. “ Grazie Claude, queste tue parole mi rassicurano, ma io mi sento lo stesso colpevole, per cui farò il possibile per aiutarla in questo suo difficile percorso, se tu me lo consentirai” , “apprezzo tutto ciò John, credo che anche per Alexa sarà lo stesso”. David stava uscendo dalla stanza della ragazza, seguito dal medico di turno per le ultime novità sulla salute della giovane. Confermò ciò che già era stato detto loro precedentemente, da un altro medico.

Concesse, straordinariamente, a John di vedere la ragazza.

Entrò nella camera, sembrava che lei dormisse, si avvicinò al letto e lei sussurrò” dottore?”, “no, sono John il…”, “ sì, mi hanno parlato di te sia David che Claude, ti devo chiedere scusa, ero tanto felice e presa dai miei pensieri

che non ho fatto attenzione se vi era una macchina in arrivo. Poi è’ successo così in fretta che non ho avuto nemmeno il tempo di rendermi conto di ciò che accadeva”,

“ non devi chiedermi scusa, è stata solo una fatalità, ma ti prometto che farò di tutto per trovare uno specialista per farti ritornare la vista, ne abbiamo parlato con mio padre, questo è una cosa che ti devo” disse il ragazzo.

Guardava Alexa  come se fosse rapito, in lei traspariva una dolcezza e una bontà che non aveva mai veduto, i lineamenti così delicati, i capelli che contornavano l’ovale perfetto del suo volto, la facevano assomigliare ad un angelo. Ebbe un attimo di disorientamento ma si scosse subito… dicendosi interiormente come poteva in quel frangente pensare a tali cose; erano pensieri innocenti ma per lui era come profanare una creatura limpida e per giunta impegnata.

Lei ruppe il silenzio che era calato dicendo:” non mi devi nulla John…” e lui “ dammi la gioia di poter tentare ho accennato qualcosa anche a Claude, e lui se accetti, ti sosterrà”. “Sono felice di essere ancora viva e di avere accanto tante persone che mi amano, mi sento fortunata così. Comunque non rifiuterò l’aiuto che mi hai proposto, questo lo faccio per la mia famiglia che ha molto bisogno del mio aiuto e per il mio ragazzo” espresse lei con un filo di voce. John ammirava sempre più la forza e il coraggio di Alexa, si accomiatò, promettendo che sarebbe tornato a trovarla.

                                   

Era tardi quando i tre ragazzi uscirono dall’ospedale. Si sarebbe dovuto tornare  appena Alexa fosse stata spostata in reparto. Avrebbe avuto bisogno di assistenza , di supporto affettivo ed emotivo, nella fase di recupero.

Durò circa un mese  il ricovero,  compreso il periodo in traumatologia che in riabilitazione. Ebbe accanto a sé tutti i suoi cari, anche John dal canto suo non mancò un solo giorno; ricevette sostegno da tutta la famiglia Spencer e dal padre del suo fidanzato. Fu dimessa e  tornò nel calore della sua casa con tutta la famiglia che l’aspettava a braccia aperte. L’inizio non fu facile per lei, ma ce la mise tutta per non dare peso ai suoi genitori che già erano provati da una vita dura e priva di tante cose basilari … che in genere ogni famiglia normale aveva. Lei,  tutto sommato,  si riteneva fortunata: amava ed era amata da  un ragazzo adorabile, di ceto sociale benestante, era umile, generoso e lavoratore;  stava costruendo un futuro migliore per entrambi.

Nel frattempo Michel aveva contattato, in America, un suo caro amico medico, esso gli riferì che in California vi era uno specialista, conosciuto a livello mondiale, che trattava  casi simili a quelli di Alexa. Avrebbe parlato con lui e avrebbe fatto sapere, quanto prima, se per la giovane vi sarebbero state speranze di ritrovare la luce.

Seconda parte

 

Si era alle porte dell’estate, Parigi brulicava di turisti, la città era in subbuglio, quel giorno la farmacia di Claude era piena di clienti, sia lui che il padre Antoine erano indaffarati a soddisfare le esigenze degli acquirenti più  difficili. Lara l’aiutante non faceva in tempo a sistemare certi farmaci che già doveva ricorrere alle scorte e se mancavano scriveva un biglietto che passava ai suoi datori di lavoro, che in seguito avrebbero utilizzato facendo le ordinazioni alle industrie farmaceutiche.

Claude aveva una sorella più grande già sposata con tre figli, stravedeva per i suoi nipoti, voleva un bene dell’anima sia al cognato Gerard che alla sorella Gisèle.

La madre Camille era il suo punto di forza, aveva un rapporto di affetto e dedizione… non che non volesse bene a suo padre, ma con la madre vi era un’intesa perfetta.

Camille non viveva che per i suoi figli, ma era una donna dal carattere difficile e scostante, forse era derivato dalla sua infanzia priva di padre. Di fatto, quando Claude era solamente un amico per Alexa, non aveva proferito parola, mentre invece quando il ragazzo gli confidò che voleva sposarla scattò in lei il tarlo della gelosia.  Antoine invece ne fu felice, aveva visto in lei la donna giusta per il suo figliolo.

Camille, quando seppe dell’incidente della ragazza non andò mai a trovarla, in cuor suo sperava che Claude, appurato che era cieca, si stancasse e dividesse da lei; lo stesso era la sorella, forse percepiva questa preferenza della madre per il fratello, fatto sta che  questo suo tormento lo riversava anche sul marito e i figli, ma nonostante li viziasse quando arrivano i due fidanzatini sembrava che lei non esistesse, così  con il tempo era nato dentro di lei:rancore, invidia e gelosia.

Il giovane non si era mai accorto o non se ne rendeva conto di questo stato d’animo della madre e della sorella; lui amava, in modo diverso, tutte e tre le donne, nel suo cuore si sentiva felice ed appagato. I nipoti stravedevano per Alexa, spesso e volentieri, quando uscivano andavano a prenderli  e li portavano a giocare al parco giochi, ci scappava un gelato d’estate e d’inverno un giochino. Quando invece era brutto andavano a casa dei bambini e rimanevano, quasi tutto il giorno, a svagarsi con i giochi da tavolo.

Purtroppo dopo l’incidente ciò non era stato possibile, ma avevano trovato  un modo differente per divertirsi coinvolgendo anche Alexa e lei ne era gratificata.

 

In casa Debois, da quel fatidico giorno dell’incidente, tutto era cambiato, la casa di moda aveva riconosciuto alla ragazza una liquidazione accettabile, che servì per saldare i debiti, tuttavia, in seguito, non vi fu più la paga della ragazza e anche Arnold perse il lavoro.

Il destino volle che in casa Spencer fossero rimasti senza giardiniere e lo assunsero, le ore non erano molte ma ben pagate. Michel trovò per i Debois una casa modesta, ma con cucina grande, camere e  bagno. L’affitto era accettabile, in casa entravano gli stipendi di David e Shopie, oltre a ciò che percepiva il padre, e in qualche modo riuscivano ad arrivare, anche se con fatica, a fine mese senza debiti.

Per la sorella di John era arrivato il giorno da lei tanto atteso: il matrimonio. Ellen era raggiante, aveva ritirato il vestito da sposa ed era un sogno. “ No, non puoi entrare” gridò la ragazza al fratello,” ma io non sono lo sposo” , “ non importa, voglio stupire tutti, compreso te” , “ dai! Per il tuo fratellino potresti fare un’ eccezione, sono curioso!” giocosamente rispose il giovane, “ no, no  e poi no fratellino caro” trillò lei. La madre che stava aiutando Ellen, era divertita dal discorso spassoso dei suoi figli.

Il matrimonio fu senza sfarzo ma ben organizzato: all’insegna della sobrietà e dell’allegria. I sposini partirono, per il viaggio di nozze, subito dopo il pranzo nuziale. Vi furono lacrime, abbracci e baci … la loro meta era la California, luogo di origine dei Spencer.

Fra gli invitati c’era il medico Adam Louis, amico di famiglia. Michel lo chiamò:” Adam! vieni nel mio studio, dobbiamo parlare” , “ andiamo amico mio” rispose il medico con un sorriso  e posando una mano sulla spalla come segno della loro grande amicizia. Si accomodarono sulle poltrone: “bevi un digestivo o un caffè?” chiese il padrone di casa al suo ospite. “ No, grazie … sono già a posto. Vorrei parlarti  subito di ciò che sono riuscito a raccogliere, consultando altri medici, riguardo il problema di cui mi avevi accennato, tempo fa, al telefono”. “ Devo pensare che mi porti notizie positive Adam?”, “ E’ prematuro dare e fare una diagnosi senza aver visitato e controllato la signorina … ma da studi effettuati nell’ambito di questi problemi agli occhi, potrebbero esserci delle speranze, è vero… sono minime ma ci sono.

Potrò darti una prima impressione visitando la ragazza, dopo di che dovrà venire con me in California, là ho tutte le apparecchiature  per esaminare e approfondire questo caso” . “ Capisco la tua cautela amico mio, mi affido alla tua competenza ed esperienza. Avviserò la signorina e la sua famiglia, non voglio lasciare nulla di intentato. Questo anche per mio figlio, che da quel giorno non si da pace e con lui noi tutti che, bene o male, ne siamo stati coinvolti.” “ Hai tutta la mia comprensione Michel, farò il possibile e l’impossibile, se necessario.” Sì guardarono con quella stima che contraddistingue quelle persone legate da una vera e disinteressata amicizia. Il loro dialogo proseguì rincorrendo il passato e parlando delle loro famiglie.

Nel frattempo in casa Debois, dopo una discussione accesa, era sceso il silenzio … Sophie era corsa in camera sua e si era buttata a pancia in giù sul letto, singhiozzando.

Sapeva in cuor suo che sarebbe stato così …

Fin dall’adolescenza era nato in lei il desiderio di prendere i voti. Aveva tenuto per se questo suo desiderio ben sapendo la situazione economica avversa della sua famiglia.

Inutile dire che lo stipendio che portava in casa era basilare per arrivare a fine mese. Aveva deciso di rivelare questo suo segreto in quanto non riusciva più a resistere al richiamo della fede finalizzata all’aiuto dei più deboli.

La cosa non fu accolta con piacere dai suoi, non tanto per il fattore economico ( anche se nel loro caso era molto importante) ma per la paura istintiva che vi è in tanti genitori, il non poterla più avere accanto o addirittura il non vederla più. Alexa in cuor suo era ancora più addolorata, se non fosse stata cieca! Si sentiva impotente, ma il suo spirito ribelle la fece reagire…

 

 

“Mamma, papà  se Sophie è stata chiamata da nostro Signore, sono sicura che Lui ci aiuterà. Nulla avviene per caso, c’è un disegno più grande di noi che non possiamo conoscere. Confido nel signor Michel, è un uomo molto generoso e altruista, ha molte conoscenze … ci verrà incontro finché verrà risolto il mio problema”.

“Alexa “ continuò la madre “ vorrei poter essere ottimista come te, ma con quello che la vita ci ha offerto, permettimi, di essere un po’ scettica”.” Ti capisco mamma, ma vedrai che tutto si aggiusterà”.

 

Il giorno dopo Alexa fu invitata a casa sei Spencer, Adam voleva vederla per fare una prima diagnosi. Aveva preso con sé ciò che gli serviva per avere un quadro sommario del danno subìto agli occhi della ragazza. La visita durò più del previsto, era un caso più complesso di quello che aveva supposto. Non sarebbe stato facile … comunque non si scoraggiò e disse: “ Partiamo domani, non vi è tempo da perdere, se si interveniva subito, forse, vi sarebbe stata più speranza, ora siamo nelle mani di Dio”.

Alexa rimase un po’ scioccata, non pensava di partire così in fretta, e tutto sommato, in cuor suo sperava vi fosse un barlume di positività. Doveva preparare tutto in fretta e avvisare la sua famiglia e il suo ragazzo. Cosa non facile dopo il caso di sua sorella. Con un filo di voce chiese al medico:” Si può sapere quanto dovrò rimanere in California, vi sono delle possibilità che io possa ritrovare la vista?”, “ mia cara ragazza” rispose il medico” non posso dare una risposta a nessuna delle sue domande, se non quando, vi sarà un consulto fra i migliori medici che vi sono. Desidero non dare false speranze per poi dopo dover deludere, aspettiamo e poi quando avrò più certezze sarò in grado di dare spiegazioni più dettagliate e affini al suo caso”. “ La ringrazio dottor Louis, apprezzo molto la sua gentilezza e chiarezza”.