L'ARMONIACA DI SERSE DI RENATO NOVA

12.05.2013 00:20

L'armonica di Serse

 Renato Nova

 


Lungo il viale che conduce al casolare di Serse sono fioriti gli
asfodèli. Questi fiori, dal lungo stelo si allungano' dal ventre della
terra, per risalire verso il cielo, intriso di rugiada. A farci caso, se la
vista e il naso lo consentono, ci si accorge anche della presenza del
mirto, dal delizioso e intenso aroma. E5 accattivante a tal punto, da
spingere Serse a metterci il naso tra le minute foglie, per godere
ancora di più della sua fragranza. Basta solo aver l'accortezza, di
muovere con rapido gesto della mano, le foglie vicine, onde
maltrattare e allontanare il gaudente calabrone, posato lì vicino. Non
va trascurato neppur di menzionare, avendo l'accortezza di ,non
esagerare, quei minuscoli fiorellini violacei che paiono stelle nel
firmamento. C'è anche Barchetta, il fidato cagnolino color nocciola,
che ti viene incontro non appena l'odore della pelle assume
un'intensità superiore al mirto. Lui abbaia, lo fa per gioco, tè lo dice
così com'è capace, muovendo la coda controvento  e ti da il
benvenuto. Chiuque entri a trovare Serse, per qualsiasi motivo, trova
il piacere dell'accoglienza. Accostato dietro le tende Serse ti osserva,
poi ti viene incontro, porgendoti la mano. La stringo e mi accorgo
della sua durezza, solcata e intrisa com'è da vene, che affiorano dalla
cute, come rigagnoli in piena, dopo una lunga pioggia "Come va
Serse?" chiedo io "Come sempre. Attendo insieme a Barchetta e a lei
l'ultimo giorno." Lei è l'armonica a bocca, questo piccolo strumento a
fiato capace di produrre delicati suoni. Sono come due angeli, con
un'ala soltanto e così possono volare solo se restano abbracciati.
Tempo addietro, udii Serse suonare l'armonica ed accompagnare la
danza di una giovane ragazza la quale, avendo conosciuto questi, lo
voleva mettere alla prova, ed accertarsi della sua abilità. Mentre
l'armonica accarezzava l'aria con melodia, la ragazza volteggiava con
il suo corpo lungo la stanza, sfiorava il tappeto con leggiadria di
movimenti, quasi ad indicare che la musica e la danza risvegliavano
sopite passioni ataviche, quando si possedeva solo qualche
rudimentale strumento ed il nostro passo di danza.
Mi hanno raccontato che il poeta mentre leggeva le sue poesie, aveva
il piacere d'essere accompagnato nel sottofondo, dal suono
melanconico dell'armonica di Serse, O come quella volta, sempre mi
han riferito, che improvviso lì per lì un vivace duetto con un piccolo
tamburino. Ne ricordano tutti un gran bene "Attendo sempre l'ultimo
giorno" mi mormora Serse. E mentre lo diceva, i suoi occhi
lacrimavano un po', e queste minuscole lacrime gli annebbiavano
.appena la vista, brulicavano dentro i suoi larghi occhi ancora vivi,
nonostante la sua età. Queste lacrime anziché scendere lungo il viso,
rimanevano aggrappate al bulbo e abbarbicate alle ciglia, rimanendo
in bilico e pronte al salto "Mi suoni qualcosa?" gli chiesi. Non mi
rispose, tolse dal cassetto la sua amata armonica e s'inventò in
quell'istante una dolce melodia. Talvolta si interrompeva, non perché
non rammentasse più la melodia, bensì perché le lacrime, con forza,
vinta la resistenza delle ciglia, si erano riunite a ridosso del naso e
colavano sin giù dentro le feritoie dell'armonica, provocando il tocco
del singhiozzo. Ma fu lo stesso, anche se interrotto da questi singulti,
un bei J "udire. Tant'è che persino Barchetta abbaiava e a suo modo
applaudiva il suo amico Serse. Me ne andai salutandolo, mentre
ripercorrevo il lungo viale. Fu l'ultima volta che lo vidi.
Seppi più avanti, che l'ultimo giorno era arrivato.